Francia al voto

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aston villa
00domenica 14 marzo 2010 10:53
Dalle otto di stamattina in Francia oltre 44 milioni di elettori sono chiamati alle urne nelle 22 regioni del Paese per il primo turno delle elezioni che designeranno i nuovi presidenti e consigli regionali. Un appuntamento su cui pesa soprattutto l’incognita dell’astensione, che potrebbe modificare un verdetto che, nelle previsioni, pare già scritto in favore del Partito socialista traducendosi così in un indiretto pronunciamento popolare contro il presidente Nicolas Sarkozy giunto a metà mandato. Secondo i sondaggi l’affluenza alle urne, tradizionalmente bassa nelle elezioni locali francesi, potrebbe addirittura scendere sotto il 50%, battendo di quasi 10 punti percentuali il record negativo delle consultazioni del 1998 (58%).

E' un ko alle urne annunciato quello che attende il presidente e il suo partito, l’Ump. Tenendo conto dei vari istituti di sondaggio, la scheda elettorale regionale non dovrebbe cambiare molto, al termine dei due turni di votazioni in programma il 14 e il 21 marzo: il simbolo nettamente dominante è la rosa, quella del partito socialista (Ps), la prima formazione dell’opposizione. Durante la precedente consultazione regionale, nel 2004 sotto la presidenza di Jacques Chirac, il Ps conquistò 20 delle 22 regioni della Francia metropolitana a eccezione dell’Alsazia e della Corsica e le quattro regioni di oltremare. La destra sperava, ancora pochi mesi fa, di recuperare un po di terreno. Oggi si accontenterebbe di conservare le sue posizioni modeste. «Possiamo vincere in tutte le regioni», hanno ripetuto da parte loro i socialisti. Benché di respiro regionale, queste elezioni serviranno a misurare l’influenza nazionale delle forze politiche presenti e potrebbero inoltre modificare gli equilibri all’interno dei due schieramenti principali. Dopo aver ottenuto il 39,5 per cento delle preferenze alle elezioni politiche del 2007 e un’agevole maggioranza come numero di seggi, l’Ump si era imposto anche alle elezioni europee del 2009 (27,88 per cento), caratterizzate dal crollo del Ps (16,48 per cento) seguito dai verdi (16,28 per cento). Per queste regionali, i sondaggi danno l’Ump attorno al 30 per cento, ma senza espressioni di voto per il secondo turno.

Il Ps - accreditato di una percentuale simile - beneficerebbe in compenso il 21 marzo del sostegno dei verdi, sempre più radicati nella sfera politica (tra il 12 e il 14 per cento circa), e della sinistra più radicale. Sempre più in calo nei sondaggi di popolarità (inferiore al 40 per cento, lontana anni luce dal 65-70 per cento subito dopo la sua elezione nel maggio 2007), Sarkozy rischia di pagare il prezzo della mancanza di abilità e di decisioni impopolari da molti mesi, a cui si sono aggiunti gli errori della sua coalizione durante la campagna elettorale. Secondo gli analisti politici, l’impopolarità del presidente avrà ripercussioni sui candidati del suo schieramento e molti elettori di destra potrebbero essere indotti ad astenersi. I sondaggi prevedono un’affluenza intorno al 50 per cento.
aston villa
00lunedì 15 marzo 2010 18:59
Dura sconfitta per il presidente Nicolas Sarkozy e il suo partito Ump al primo turno delle elezioni regionali in Francia, che si sono svolte ieri. Il partito socialista è diventato infatti la prima forza politica nel paese, al termine di uno scrutinio che ha segnato una ripresa del Fronte nazionale ed è stato caratterizzato da un forte astensionismo.

«I francesi hanno inviato un messaggio chiaro e forte, hanno espresso oggi il loro rifiuto di una Francia divisa e afflitta», ha dichiarato Martine Aubry (Ps). Il Partito Socialista precede l’Ump e i suoi alleati di circa due punti percentuali secondo Opinionway (29,1% contro il 27,3%) e di oltre tre punti secondo TNS-Sofres (30% contro il 26,7%). I socialisti non ottenevano un risultato così positivo dalle europee del 2004. Il blocco di sinistra (53,8%) distanzierebbe di quattordici punti l’insieme dei partiti di destra (40,4%) secondo TNS-Sofres.

Importante risultato per il Fronte Nazionale di estrema destra di Jean Marie Le Pen, che si è imposto come quarta forza politica del paese, con una percentuale di preferenze tra l’11,2% e il 12%: si tratta di un risultato superiore a quello ottenuto alle scorse elezioni legislative ed europee. Il partito centrista di Francois Bayrou, il MoDem, è uscito invece ridimensionato dal primo turno elettorale, con meno del 5% dei voti. In calo di quasi 5 punti anche gli ambientalisti di Europe Ecologie, guidati da Daniel Cohn-Bendit, che hanno ottenuto circa l’11,4% dei suffragi. Uno dei dati più rilevanti del voto è stato il forte astensionismo.

Il 53,5% degli elettori francesi ha scelto di non andare a votare, il 14% in più rispetto al primo turno delle regionali del 2004 quando era stato del 39,16%. Secondo gli analisti, questo dato avrebbe sfavorito soprattutto l’Ump di Sarkozy. L’astensionismo di oggi è comunque ben lontano dal quello registrato in Francia nelle elezioni europee del giugno scorso, quando il 59,37% degli elettori non si è recato alle urne.

STIAMO TORNANDO..... [SM=x1272128]

aston villa
00martedì 16 marzo 2010 09:32
Ordine ai «collaboratori»: sette giorni di tempo per convincere gli elettori dell’Ump che hanno flaneggiato a casa o in campagna a guadagnare le urne domenica prossima per il secondo turno; e trasformare così la possibile catastrofe delle regionali in una innocua scaramuccia. Non ha atteso che i risultati diventassero pesantemente definitivi, Sarkozy, per convocare all’Eliseo il «Consiglio della Corona» (altri, più maliziosi, lo definiscono «la gang dell’Hauts-de-Seine»), ovvero la pattuglia di fedelissimi, dal segretario dell’Eliseo Guéant al ministro dell’Interno Hortefeux, che in realtà governano la Francia. Ieri, incontrando il suo mentore politico, l’ex premier Balladur, il Presidente si è mostrato battagliero e ottimista: non c’è stato un plebiscito astensionista contro di lui, tutto va bene, gli elettori di destra in una settimana possono essere riaddomesticati.

Strategia obbligatoria. In realtà le speranze del partito sono riposte in una possibile notte dei lunghi coltelli tra gli alleati della sinistra per spartirsi le poltrone nei futuri governi regionali. Prime avvisaglie ieri sera, quando i socialisti hanno annunciato un accordo, e i Verdi l’hanno smentito. Le discussioni continuano in tutte le regioni. Per il partito al governo, comunque, i danni politici ormai sono fatti, Sarkozy appare fragile, battibile. L’opposizione ha ritrovato gagliarde speranze.

Anzi, come spesso avviene nelle sconfitte, è proprio nel campo presidenziale che fanno capolino pericolose smagliature, truppe finora obbedientissime cominciano a discutere le scelte del Capo. Si odono cacofonie. Prima voce, sorprendente, quella di Rachida Dati, che le voci da Palazzo garantivano perdonata, dopo l’esilio al Parlamento europeo di Strasburgo. L’ex ministro della Giustizia ha invitato il bastonato Ump «a tornare ai fondamentali». Molti non hanno apprezzato la lezione, ricordando che è proprio «l’era Dati» - lustrini, esibizione di ricchezza e settimanali popolari - che ha cominciato a flettere le fortune del Presidente. Sono i deputati del partito che da tempo non accettano di essere considerati una fanteria da manovrare con il frustino, i più arrabbiati. Il più esplicito è stato Lionel Luca, deputato delle Alpi Marittime: «La colpa è di Sarkozy, del suo strabismo di sinistra».

Christine Boutin, ex ministro e leader dei democristiani, ha invocato i negletti «valori della destra senza complessi», citando l’Antisessantotto, che fu uno degli slogan più riusciti del Sarko-pensiero. Sotto accusa per la perdita di voti non sono dunque le riforme mancate o troppo audaci, è l’apertura a sinistra che il Presidente ha considerato come la prova della rottura rispetto al passato e un modo per sabotare le fondamenta dei socialisti. L’elettorato di centro-destra invece lo giudica un «tradimento», un meschino «trasformismo». Dopo due anni e mezzo di casting di sinistra, a dire il vero, i risultati sono imbarazzanti. I ministri arruolati, da Kouchner agli Esteri alla Amara alle Politiche urbane, formano una conventicola di emarginati. Besson, ministro dell’Immigrazione, ha fatto di peggio: con la campagna sull’identità nazionale è accusato di aver regalato uno spot elettorale gratuito al risorgimento dell’estrema destra.

Il governo è diventato un problema. In lizza ci sono otto ministri e dieci sottosegretari. Forti le previsioni che nessuno degli otto riesca a conquistare una regione. Dopo il ballottaggio gli «adattamenti governativi» annunciati da Sarkozy dovrebbe strappare pelle e galloni a parecchi di loro.

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