Franca Rame e gli stupri

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aston villa
00lunedì 26 gennaio 2009 10:33
«Sì, certo, va bene, ne possiamo parlare... Prima però mi faccia capire: cosa ha detto, la ragazza, di preciso?».
Ha detto: «Se non fanno giustizia come si deve, io giustizia me la faccio da sola».
«Ha detto proprio così, eh?».
Esattamente così.
«La capisco. È un ragionamento legittimo. Qualcuno dirà che si può anche perdonare, ma sono i santi che perdonano. Io, per esempio, non...».

( La voce di Franca Rame si abbassa fino a rompersi, a sciogliersi nella commozione: attrice, ex senatrice dell'Italia dei Valori, moglie di Dario Fo e mamma di Jacopo, una donna forte e colta, coraggiosa, elegante e ironica, il 9 marzo del 1973 fu stuprata da un branco di estrema destra. Aveva trascorso tutto il giorno a occuparsi di «Soccorso rosso», a scrivere lettere ai detenuti, a confezionare pacchi. L'aspettarono sotto casa, a Milano; la costrinsero a salire su un furgoncino. Erano in cinque: uno al volante, uno che la teneva, tre le stettero addosso, a turno, per ore).

Signora, stava raccontando che lei non...
«Non ho mai dimenticato. Mai. Ancora adesso, ha visto, no? non riesco a parlarne. Subire violenza, per una donna, è tremendo. Il gesto che subisci ti procura una ferita nell'animo che niente, e mai, riuscirà a far rimarginare».
Riesce a ricordare il genere di sentimenti che provò, nelle settimane successive?
«Guardi, le posso dire ciò che provai da subito: e non fu odio, né tantomeno disprezzo, né fui colta da ira. Niente di tutto questo. Piuttosto il mio pensiero fu: ma le madri di questi ragazzi... ma che genere di mostri hanno messo al mondo?».
Poi?
«Poi un senso di solitudine. Resti sola, con ciò che ti hanno fatto. È una umiliazione, è una sensazione che solo una donna può comprendere... non avevo più la stessa faccia: è come se il sangue, la vita se ne vadano via... Io, in più, mi tenni tutto, non denunciai la cosa, non raccontai i particolari nemmeno a Dario».
Fino a una sera del 1978.
«Sì, decisi all'improvviso, senza prove. Recitavo i monologhi di "Tutta casa, letto e chiesa" e in scena c'era una sedia. Mi sedetti, chiesi di abbassare le luci e cominciai a raccontare ciò che mi era capitato qualche anno prima».
In sala alcune ragazze svennero.
«Lo stupro è spesso taciuto. E non descritto. Molte donne lo subiscono per strada o in casa, da padri, zii, fratelli... Ma spesso si resta con il proprio segreto. Ora capisco questa ragazza di Guidonia: vorrebbe una punizione esemplare per il suo aggressore. Ma quanto servirà?».
La punizione del carcere...
«Sì, certo, può essere di un minimo conforto sapere che chi ti ha rovinato la vita è in una cella... solo che, spesso, le celle non riabilitano. Voglio dire: il rispetto per le donne andrebbe insegnato all'asilo, a scuola, dovrebbero essere i genitori all'interno della famiglia a spiegarlo ai propri figli. E invece i figli vengono lasciati spesso soli davanti alla televisione, che è diventata la vera "bambinaia" d'Italia...».
Una «bambinaia» terribile.
«Invece delle favole racconta storie di sangue e violenza. Così poi ci sono padri che si ritrovano figli stupratori e altri che invece si vedono tornare una figlia stuprata».
Il padre della ragazza di Guidonia ha usato toni minacciosi parlando del giovane che ha aggredito la figlia.
«È un uomo distrutto dal dolore, e spero che faccia prevalere la ragione. Certamente, però, va anche un poco compreso il suo stato d'animo: avere una figlia violentata che ti cammina per casa, per un papà, non è facile da accettare».
Silvio Berlusconi ha detto che gli stupri sono inevitabili: poi ha chiarito meglio il suo pensiero, precisando però che in ogni occasione servono sempre un po' di leggerezza e umorismo.
«Una vicenda così seria, così tragica... che spazio può esserci per l'umorismo?».

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