aston villa
00venerdì 30 novembre 2007 20:44
QUEI maniaci dei tennisti si avvicinano alle ferie, dopo undici mesi di folle attività, con l'ultimo evento della sterminata vicenda: Finale di Davis, tra Stati Uniti e Russia, in un palasport da Portland, città per solito dedita al basket dei Trail Blazers, e agli studi di una rinomata università. Insidiata dalla mafia internazionale dello sport business, la vecchia Davis riesce tuttora a resistere ai tentativi di farne un evento biennale, o consimili nefandezze. Per sua fortuna, la Coppa viene gestita dai dilettanti della ITF (Federazione Internazionale), non sempre geniali, ma più vicini all'onestà.
Leggiucchiando qua e là, ho trovato una frase emblematica, pronunciata da Tursunov, il n.2 russo che vive in America: "Vincere per qualcuno che non sia tu stesso è del tutto diverso". Sembra incredibile che parole analoghe avessi rintracciato mentre raccoglievo materiali per un mio libretto, Il Grande Tennis.
Ero stato ammesso, a Boston, nel cottage di Richard Dwight, il figlio del co-inventore della Coppa. E proprio in uno scritto di Dwight, che il paparazzo (Hall of Fame) Russ Adams, andava fotografando - non c'era xerox - ecco la stessa frase che ora esce dal cuore di un lontanissimo nipote russo: capace di cogliere l'Essenza della Coppa.
Ma par giusto far sì che gli aficionados non mi rimproverino più di tanto il mio soprannome: Dottor Divago. Ed è doveroso accennare che gli Usa, con Roddick (n.6) e Blake (n.13) sono i favoriti, e non solo per il capitano russo Tarpischev, che ha sorpreso quasi tutti, evitando all'ultimo momento di schierare Davidenko, il tennista meglio classificato di entrambe le squadre (n.4), peraltro disadatto al fondo rapido, e afflitto da un record negativo in Davis.
Lo stratega gli ha preferito l'emigrato in California Tursunov, che porta in dote una vittoria melodrammatica contro lo stesso Roddick che incontrerà in primo turno: fu, nella Davis di due anni fa, un match maratona, terminato con una vittoria, possibile solo in Davis, di diciassette games a quindici nel set finale. Insieme a Tursunov, sarà in campo Youzny (19): tennista di talento non inferiore alla discontinuità, e tuttavia capace, in Davis , di miracoli vincenti , quali il decisivo match da due set down contro la Francia nel 2002.
Saranno in molti a domandarsi come mai , tra i quattro russi , non sia incluso un genio come Marat Safin. Rispondo citando il mio vecchio amico telecronista ( e finalista a Wimbledon 1973) Alex Metreveli. Safin ha fatto parte due volte della squadra, vittoriosa sulla Francia e sul Cile. Ha battuto il francesino Mathieu e il cileno Massu, perdendo invece da Mano de Piedra Gonzalez. Ma la sua stagione, iniziata con due dignitosi quarti nei tornei americani, è andata declinando, così come la sua classifica, franata al n.56.
Non è poi così curioso che, a non essere d'accordo col capitano russo, siano i due gemelli Bryan. Nel loro goliardico blog dichiarano che Safin, accoppiato a Tursunov, li avrebbe impensieriti più di qualsiasi altro doppio russo. Sono certo, i gemelli, un'arma vincente, nel match di sabato che tante volte ha risolto incontri equilibratissimi: e non solo ai tempi in cui i doppisti non erano una specie a rischio. Vantano, i Bryan, un record di dodici vittorie e una sola sconfitta, in Davis: quanto basta per giustificare dichiarazioni ottimiste, non meno che educate, del capitano Usa Patrick McEnroe: un tipo che nemmeno sembra lontano parente dello storico Bauscia. Anche il fondo, moquette posata su legno, e le palle, veloci, paiono favorire gli yankees, primatisti delle vittorie in Davis con trentuno successi, ma a digiuno da dodici anni. Bella finale .