MILANO - Non avrebbe voluto esporsi né tantomeno scrivere di suo pugno un comunicato. Ma Mario Balotelli si è sentito costretto a prendere una posizione, dopo che i suoi genitori biologici sono stati protagonisti di un'altra intervista, dopo quella pubblicata qualche settimana fa sul « Corriere della Sera » . Stavolta, le parole della famiglia Barwuah sono finite sul settimanale
« Oggi » ed è diventato impossibile rimanere ancora zitti. Così, l'attaccante interista ha scelto l'home- page del suo sito (
www.mariobalotelli.it) per trasmettere il suo pensiero: un modo per evitare filtri o interpretazioni.
Rose e Thomas Barwuah parlano di inganni a loro danno, di un affido che doveva essere temporaneo e comunque solo consigliato da un'assistente sociale. Mario, invece, ribatte che
« l'affido è stato voluto da loro ed è durato fino ad oggi. Non è stato fatto semplicemente perché lo ha detto un'assistente sociale, ma perché l'ha deciso il Tribunale dei Minori di Brescia, con decreto firmato anche dai miei genitori biologici
( che ora sostengono di essere stati ingannati, ndr). Perché nessuno ha chiesto ai signori Barwuah ( testuale, ndr) come mai, una volta che sono guarito, non hanno fatto domanda in Tribunale per riprendermi? E perché hanno pensato bene di sparire salvo venire allo scoperto adesso che sono diventato un giocatore di serie A? » .
Su « Oggi » , Rose Barwuah si domanda: « Mi tasto le vene e sento che manca il suo sangue. Possibile che Mario non se ne accorga? » . E, a proposito di Silvia Balotelli, accusa: « Mi ha rubato mio figlio » . Mario replica:
« Ma quale legame di sangue? Non c'è proprio alcun legame, se non con le persone che mi hanno amato come un figlio. Gli altri, per me, sono degli estranei. Mi addolora poi che, nonostante la mia richiesta di smetterla, continuino a farsi intervistare sperando di ottenere chissà quale vantaggio e lanciando accuse bugiarde a mamma Silvia e papà Franco. Ribadisco che penso che se non fossi diventato Mario Balotelli, di me ai signori Barwuah non importerebbe nulla » .
p.gua.