Australian open

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aston villa
00sabato 26 gennaio 2008 10:42
La finale delle belle non è stata una bella partita. Ha vinto la bionda, Maria Sharapova, terzo slam in carriera dopo Wimbledon e Us Open, che da numero 6 del mondo adesso salirà alla quinta posizione pur avendo battuto in semifinale la numero 1 (Justine Henin 64/60). Ha perso la mora, Ana Ivanovic, che ha pagato un po' di stanchezza e soprattutto l'emozione: per la serba era la seconda finale di uno Slam e, si sa, non è quel mostro di freddezza e di determinazione che invece la russa sa tirare fuori quando serve.

L'avevano già chiamata la finale delle "veline" perché non c'è dubbio che Sharapova e Ivanovic oltre che due atlete straordinarie sono anche bellissime. Di sicuro è stato un match nervoso, dominato dalla potenza del gioco, con molti errori e scambi brevi, una media di tre-quattro palle, quasi mai sopra le dieci. Tutta "colpa" di due giocatrici che giocano quasi a specchio, con gran botte da fondo campo, molta potenza (Sharapova ha servito la prima palla a una media di 185 km/h, l'anno scorso era al massimo intorno a 175) ma poca "mano", poche variazioni di ritmo, pochi angoli. Al di là dei colpi hanno dominato i c'mon, dall'una e dall'altra parte con relativo corredo di pugno, gli urli di Maria e il rumore del pesticcio dei piedi di Ana, ultimo ritrovato della giovane serba che rispetto all'anno scorso ha migliorato il movimento delle gambe e dei piedi a prezzo però di un rumore udibile soprattutto quando aspetta il servizio. Ha dominato, come sempre, babbo Yuri, il padre della Sharapova: ha rischiato la squalifica della Wta perché durante il match contro la Henin ha fatto alla figlia il gesto dello sgozzatore, una cosa del tipo "tagliale la testa"; oggi si è limitato ad alzare braccia, pugni, a urlare e incitare. Inciso: la Wta non lo ha squalificato perché "quel gesto non era un suggerimento tecnico".

E' stato anche un match relativamente breve, 49 minuti il primo set, 35 il secondo. Nella prima partita la Sharapova si trova sul 4-2 grazie a un breack. La Ivanovic tiene il suo servizio e poi, sul 3-4, subito il controbreack grazie a tre doppi falli della Sharapova che sembra sorpresa dall'aggressività della serba che resta attenta e risponde bene, forte, al centro e nei piedi. Ana passa a guidare il primo set e si porta sul 5-4, 0-30 al servizio la russa che però infila una serie di otto punti. Da 5 giochi pari, Sharapova non sbaglia più nulla, torna a essere molto bassa sulle gambe ("stay low, stay low" si urla durante il gioco) e chiude il set sul 7-5.

Il secondo set ha molta meno storia. Fino al tre pari la Ivanovic resta in partita, serve bene, risponde forte, gli scambi sono sempre molto brevi e potenti. Non divertenti ma impressionanti per la profondità della palla. Sharapova riesce a trovare angoli pazzeschi nella risposta soprattutto col rovescio. Ivanovic resta con i piedi dentro la linea di fondo e anticipa il dritto. Sul tre pari però qualcosa di rompe. O più semplicemente la russa tira fuori carattere ed esperienza: ci sono solo sette mesi di differenza (aprile 1987 Sharapova; novembre Ivanovic) ma la bionda ha vinto il suo primo slam a 17 anni ed è numero 5 solo perché da agosto dell'anno scorso non ha più giocato per una serie di infortuni. La mora è più dolce, più sorridente, banalmente meno cattiva. E il diritto, fino ad allora vincente, se ne va, si perde lungo oltre la linea o molto spesso in rete.

Come spesso accade nel tennis, è il settimo gioco quello che segna la svolta. Sharapova fa il breack, si porta 4-3 e da quel momento per la Ivonovic ci sono solo errori. Il buio. La russa ha a disposizione tre match point e va a segno col terzo. Finisce in ginocchio, piange, poi si alza, va in mezzo al campo, inchini, mano sul cuore e ringraziamenti per i 15 mila della Rod Laver arena. Corre verso il suo box (la parte della tribuna riservata a coach e familiari) e stringe la mano a Yuri. Poi si attacca al telefono con mamma Elena. Ma anche, dicono i maligni, per soddisfare le esigenze dello sponsor telefonico con cui ha firmato un contratto milionario per quattro anni. Secondo Forbes, Sharapova ha già vinto 23 milioni di dollari e oggi si è messa in tasca un assegno da 1,2 milioni di dollari.

Ivanovic è molto meno teatrale. Poche parole, molti sorrisi, un mare di ringraziamenti dai raccattapalle agli autisti per finire col suo manager-mecenate svizzero che le ha permesso di giocare fin da quando era bambina, qualche lacrima. Da lunedì sarà la numero 2 del ranking mondiale.

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