All Blacks in bancarotta

Basta che si dispongano in campo a cuneo prima dell’inizio della partita e già non sono più (solo) una squadra di rugby. Basta che il maori più anziano urli i primi versi della haka e diventano un marchio: sono la Nuova Zelanda, ma tutto il mondo li chiama All Blacks. Una griffe, appunto, che che ora si scopre in crisi. Non sul piano dell’immagine, proprio nel portafogli. Così almeno lamenta la Nzru, la federugby neozelandese che ha esposto i conti in rosso nel meeting annuale tenutosi mercoledì a Wellington.
IN ROSSO - Dove il direttore generale Steve Tew ha dichiarato che le perdite ammontano a 1.7 milioni di dollari Usa (850.000 euro). Tutta (o quasi) colpa della debacle all’ultima coppa del Mondo in Francia, dove i Blacks sono stati sconfitti (20-18) proprio dalla Francia nei quarti di finale (a Cardiff). Evidentemente la federazione puntava a ben altri risultati che avrebbero assicurato maggiori introiti da diritti televisivi, ma anche dal merchandising. Oltre che sulle prevedibili ricadute in caso di successo: con amichevoli trionfali e altre redditizie iniziative. Tuttavia non può essere stata solo la sconfitta in Galles ad aver generato la crisi. Un ruolo importante l’ha avuto la rivalutazione che il dollaro neozelandese ha avuto sul dollaro americano. E siccome la maggior parte dei pagamenti dall’estero avvengono nella valuta statunitense la reale entità delle entrate è stata inferiore alla attese.
DIBATTITO - Così le polemiche si inaspriscono: da mesi in Nuova Zelanda si discute su come — secondo alcuni — la preparazione per la coppa del Mondo (che non vincono dal 1987) sia stata inadeguata. Ma anche su come tenere alto l’interesse per il Super 14, il campionato transnazionale con club neozelandesi, australiani e sudafricani: torneo che non raggiunge in popolarità quelli inglese e francese. Ne è testimonianza la recente offerta di un milione di euro del Tolone (il tecnico è una leggenda Blacks, Umaga), club della seconda serie francese, per la star Dan Carter.