"Ecco perché chiamai la Ferrari"

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00martedì 1 aprile 2008 13:42
parla il tifoso inglese del Cavallino al quale si rivolse la signora Coughlan

di Giorgio Terruzzi

"Come avete fatto a trovarmi?". L'uomo che ci sta di fronte è diffidente. Nega. Poi accetta di parlare a patto di mantenere anonima la sua identità. Quindi niente nome e cognome. Mister X, punto e basta. L'abbiamo incontrato poco fuori Londra dove abita con la famiglia, alla fine di un lungo inseguimento. Risolto da una singolare coincidenza.

E' l'uomo-chiave della spy story che ha coinvolto McLaren e Ferrari lo scorso anno. E' lui l'autore della famosa telefonata a Maranello che innescò l'indagine e quindi la clamorosa punizione del team inglese. E finalmente racconta come si svolsero i fatti: "Venne una donna nel nostro laboratorio. Voleva ridurre a file alcuni documenti in carta. E' un lavoro che svolgiamo normalmente ma quel caso era eccezionale a causa soprattutto di un disegno. Il disegno in scala 1:1 della Ferrari F2007. Hai mai visto qualcosa di simile? Beh, si tratta di un foglio lungo come la macchina, sono quasi cinque metri. Il foglio, ripiegato su se stesso ripetutamente tipo una enorme carta geografica, si presenta come un fascicolo formato A4. Sembra un libro. E si trattava evidentemente di un disegno originale Ferrari. Lo si capiva dalle dimensioni ma anche dalla carta. Chi mai avrebbe potuto averlo tra le mani se non la stessa Ferrari? A quel punto esaminai il materiale che mi era stato consegnato con occhi diversi. Le dico soltanto che il none Stepney era una evidenza. E di Stepney avevo letto pochi giorni prima su un giornale specializzato. Si parlava di dissidi interni enormi, si cominciava ad accennate alla storia del sabotaggio delle vetture per Montecarlo".

Il ragionamento è logico. Ma tralascia una casualità fondamentale. A farlo prontamente fu un appassionato in grado di valutare ciò che gli stava passando tra le mani, collocandolo nel mondo della Formula 1. "Sono inglese, certo, ma sin da ragazzo tifo per la Ferrari, una passione ereditata da mio padre. In effetti quella signora e quel disegno, in particolare, così fuori da ogni norma, mi incuriosirono prima e insospettirono poco dopo. Così decisi di telefonare a Maranello. Cercai il numero della Ferrari attraverso il centralino. Mi rendevo conto che la mia chiamata potesse essere presa per una dichiarazione farneticante. Insomma, ci volle un po' ma alla fine parlai con la persona giusta, evidentemente".

Fu in base a quella telefonata che la Ferrari decise di rivolgersi all'Alta Corte inglese, a sua volta protagonista della perquisizione in casa di Mike Coughlan, marito di Trudy e progettista McLaren: "Il nome Coughlan a me non diceva nulla. lo comunicai alla Ferrari il nome della cliente che aveva chiesto la scannerizzazione dei disegni. Trudy T.

Aveva usato il cognome da nubile. Il collegamento lo fecero a Maranello. Non mi rendevo conto della portata di quella telefonata. Lo compresi più tardi, quando scoppiò lo scandalo. Ebbi paura, passai qualche giorno nel panico, c'erano giornalisti che cercavano di rintracciarmi ad ogni costo. Chiesi alla Ferrari di proteggere la mia identità e lo fecero prontamente. Poi, quando il terremoto passò, mi invitarono in Italia. Ho passato una giornata stupenda al Mugello per la festa Ferrari, ho incontrato i piloti, il presidente Montezemolo mi ha ringraziato personalmente. Non sono affatto pentito di quello che ho fatto. Credo di aver agito da sportivo e lo rifarei. Anche se molte volte avrei preferito non averlo fatto. Ma il destino ha voluto così e anche da questa storia si capisce quanto sia forte la passione per la Ferrari nel mondo. Forse, chi decise di portare in un luogo pubblico quei documenti avrebbe potuto considerarlo".

1 aprile 2008
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