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MILAN

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2011 13:16
16/02/2010 09:56
 
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Chi è il vero Diavolo d’Europa? Il Milan del giovane Leonardo o il Manchester United del vecchio Sir Alex Ferguson? L’ottavo più nobile della Champions League è un incrocio senza fine di domande e suggestioni: servono due templi come San Siro e Old Trafford per contenere tutte le risposte. Agitare per primo il bussolotto casalingo non è un vantaggio, ma aMilano gli inglesi hanno raccolto nella storia quattro sconfitte su quattro, senza mai segnare. Quattro, come i minuti giocati quest’anno in Champions League da Klaas Jan Huntelaar (il 15 settembre a Marsiglia): sarà lui come pare il centravanti titolare scelto da Leonardo oppure tornerà in pista Pippo Inzaghi lì davanti assieme a Ronaldinho e Pato? Non è l’unico dubbio della vigilia rossonera: Beckham, che dopo sette anni ritrova Sir Alex e il suo United, è favorito per un posto sul centrodestra, rispetto a Seedorf o Gattuso.

Sulla stessa fascia, Bonera potrebbe effettivamente garantire più copertura di Abate in difesa, tenendo conto anche delle condizioni non scintillanti di Thiago Silva. Cambiando i fattori in campo, il prodotto però non deve cambiare: «Tiriamo fuori tutto quello che abbiamo — attacca Leonardo— perché è il momento decisivo della stagione. Quando arrivano sfide di questo livello ci confrontiamo con squadre che giocano alla pari e sono situazioni che ci esaltano: la vittoria del Bernabeu contro il Real Madrid è l’esempio da seguire». Basteranno lo spirito, l’attitudine e le medaglie sul petto, in una parola il tanto decantato Dna rossonero in Europa, per far fuori nel doppio confronto i Diavoli rossi? Certo, il Manchester che due anni fa ha trionfato in Champions e l’anno scorso si è arreso solo in finale al Barcellona, non è paragonabile al Real (a parte l’assenza di Cristiano Ronaldo...) che il Milan ha battuto ad ottobre: più veloce, soprattutto sulle fasce, più rodato attorno a un Rooney (già a 25 gol in stagione) in forma eccellente e soprattutto più vincente..

Il Milan, che torna agli ottavi ventiquattro mesi dopo l’eliminazione per mano dell’Arsenal, è in una fase di transizione e ha bisogno della tenuta difensiva e dell’energia risolutiva di Pato per accelerare: agli ottavi come seconda classificata c’è arrivato per colpe proprie, perdendo cinque punti su sei con lo Zurigo. A San Siro nel girone eliminatorio non ha mai vinto e in campionato si è appena ripreso dopo quattro partite senza vittoria. È chiaro che il bivio europeo è più rischioso e carico di significati per i rossoneri che per gli inglesi.

«Non c’è un vecchio o un nuovo Milan — sottolinea Leo —. Noi siamo sempre una squadra esperta, che ha vinto tanto e che ha mostrato per larghi tratti della stagione un calcio allegro emolto tecnico. L’atteggiamento giusto da tenere? Loro sono molto forti in contropiede, ma noi dovremo riproporre il nostro modo di giocare. Dobbiamoconsiderare tutti i 180’, quindi sarà importante non subire gol e sarà altrettanto importante riuscire a fare male». In una parola, serve equilibrio. Il Milan degli equilibrismi riuscirà a trovarlo?

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